Castello Richards, Latveria

Il monarca assoluto del piccolo stato europeo osserva il proprio regno da una delle ornamentate finestre della sala del trono. Tutto è perfettamente al proprio posto ed ogni suddito è felice, come ha ordinato che fosse.

-Vostra maestà. – dice una voce femminile alle sue spalle, attirando la sua attenzione.

Il sovrano si volta per osservare Susan Storm, l’attuale Primo Ministro di Latveria. E’ inginocchiata di fronte a lui e non osa alzare lo sguardo senza l’adeguata autorizzazione.

-Il traditore è stato catturato, secondo i vostri ordini. Desiderate interrogare il prigioniero o preferite procedere con un’esecuzione pubblica?

-Non c’è motivo di turbare il popolo, Storm. Portalo al mio cospetto, mi occuperò personalmente di lui. – risponde il re, sedendosi sul trono mentre Susan Storm schiocca le dita per mandare un segnale ai due Fantastibot di guardia alla porta che conduce alla sala del trono.

Due luogotenenti di alto rango fanno il proprio ingresso; Johnny Storm è il primo a muoversi, procedendo verso il trono per inchinarsi. Dietro di lui, la grande massa di roccia arancione in forma umana che è Ben Grimm si trascina dietro un uomo legato da pesanti catene.

Il prigioniero si dimena e cerca di parlare, nonostante il bavaglio di metallo che gli copre la bocca.

-Lasciatelo parlare. Mi interessa sapere cosa ha da dire a propria discolpa. – dice il sovrano.

-Lord Richards, non credo sia... – inizia a dire Johnny Storm, prima di essere interrotto.

-SILENZIO! La volontà di Richards non può essere messa in discussione da nessuno. E Richards desidera parlare con questo traditore.

-Come desidera, Lord Richards. – acconsente Johnny Storm; dalle sue dita fuoriescono lame più calde della superficie del Sole, che con incredibile facilità fondono il bavaglio senza sfiorare la pelle dell’Inumano che non perde tempo ad approfittare della ritrovata occasione.

-Questa è assoluta follia, Destino! Devi spegnere la macchina prima che sia troppo... – dice Maximus il Pazzo, prima che il Dottor Richards allunghi il proprio braccio fino non solo a raggiungerlo, ma ad avvinghiarsi attorno al suo collo per stringersi sempre di più.

-Richards si è fidato di te, Maximus. Il semplice tradimento ti sarebbe costato la vita, ma osi invocare Von Doom in MIA presenza? Questo ti costerà una pena assai peggiore della morte!

-E’ possibile che abbia lavorato con Von Doom, Lord Richards. La sicurezza del castello potrebbe essere stata compromessa. – sottolinea Ben Grimm, con il sottofondo dei rantoli di Maximus.

-Portate Maximus nei laboratori di Franklin, si occuperà lui di interrogarlo. Mettete Latveria in stato di massima allerta. – ordina Richards, ritraendo il braccio.

-Storm, convoca Morgana nella sala della guerra e... – Richards si interrompe. E’ durato soltanto un attimo, ma ha avvertito una sensazione opprimente... il peso di una maschera di metallo ad un centimetro dalla sua faccia.

-Lord Richards? Qualcosa non va?

-Non essere ridicola, Storm, tutto è come dovrebbe essere. E sarà ancora tutto più perfetto quando avremo distrutto i Quattro del Destino una volta per tutte.

 

 

#24 – A sua immagine

di Fabio Furlanetto

 

Four Dooms Plaza, New York City

La Destinocar sorvola le quattro grandi D impresse su ogni angolo dell’edificio, atterrando sul tetto del grattacielo immediatamente dopo una figura fiammeggiante.

Il fuoco si spegne, lasciando ora vedere la donna in costume blu con una D impressa sul petto.

-Battuti sul tempo un’altra volta! Il vecchio Andy dovrebbe decisamente perdere qualche chilo, altrimenti quella bagnarola potrebbe anche precipitare!

Un colosso grigio scende dalla Destinocar, caricandosi in spalla un uomo in tuta verde che sta cercando disperatamente di liberarsi da catene invisibili.

<Osservazione ironica per minimizzare l’intelligenza dell’interlocutore.> commenta con voce elettronica il Terribile Androide.

-Ah è così? Adesso ti faccio vedere io! – risponde la ragazza, pronta a scagliare palle di fuoco contro il compagno di squadra.

-Lancer, Androide, potete smetterla di battibeccare per un minuto? – sospira esasperata Lucia Von Bardas, scendendo dalla Destinocar e sollevando il campo di forza invisibile che blocca il supercriminale appena catturato dai Quattro del Destino.

-E’ stato lui a cominciare! – si lamenta Lancer.

<Replica passivo-aggressiva per coprire insicurezza maschile.> mormora il Terribile Androide.

-Non mi interessa. Riuscite ad essere seri quanto basta per mettere al sicuro il Pensatore? Kristoff sarà già tornato da scuola e chissà che cosa avrà combinato Morgana nel frattempo.

-Lascialo a noi, Lucia, e piuttosto scopri cosa aveva di così importante da fare il tuo maritino per lasciare tutto il lavoro a noi! – risponde Lancer. Il campo di forza invisibile svanisce ed il Terribile Androide solleva di peso il Pensatore Pazzo con una mano sola.

<Giocoso suggerimento di violenza implicita.>

-Lasciami andare in questo esatto momento! Sono stato io a crearti e tu non sei... – protesta il Pensatore, perdendo conoscenza quando il Terribile Androide gli dà un leggerissimo colpetto sulla testa con un solo dito.

<Uso forzato di un tormentone.>

-Puoi dirlo forte, Andy! – ride Lancer, dando una pacca sulle spalle al vecchio amico.

 

La porta del laboratorio si apre; Lucia Von Bardas incrocia le braccia come solo una madre può fare e sospira.

-Non si era detto niente esperimenti scientifici prima di aver finiti compiti, Kristoff?

Il ragazzino di dieci anni è intento a giocare con il proprio smartphone, che prontamente nasconde dietro la schiena.

-Li ho già finiti, mamma, davvero. Chiedilo anche a B.O.R.I.S. ! – si giustifica, indicando il piccolo robot fluttuante che serve da compagno di giochi.

-Posso confermare, Mrs. Destino. – gli fa eco il robot.

-Quindi immagino che non sarà un problema se li ripassiamo assieme dopo cena?

-Dobbiamo proprio?

-Kristoff...

-Uffa, va bene. Ma intanto posso restare qui? Mi piace vedere papà lavorare, anche se non capisco molto di quello che sta combinando.

-Te lo spiegherei, ma non penso di essere in grado di semplificarlo a sufficienza. – gli risponde la sorella minore, una bambina di cinque anni dai lunghi capelli corvini.

-Morgana, sii gentile con tuo fratello. Victor, tu non dici niente?

L’uomo in camice da laboratorio non solleva gli occhi dallo schermo del proprio computer.

-Bambini, fate come dice vostra madre.

-Abbiamo catturato il Pensatore, Victor. Lo abbiamo trovato proprio dove dicevi tu. – nota Lucia, fissando il grande cilindro trasparente a cui sono collegate le macchine del laboratorio: contiene una massa di bolle di energia che si agitano in continuazione.

-Hm-mmm. – è il massimo che riesce ad ottenere in risposta.

-Sei almeno riuscito a capire di che cosa si tratti? – chiede Lucia, appoggiando le mani sulle spalle del marito.

-Credevo che si trattasse di un semplice ammasso di energia transdimensionale, ma le letture sono tutte errate ed i valori sono troppo instabili. Come se questa non fosse la sua vera forma.

-Forse è meglio se stacchi gli occhi da quel monitor per un paio d’ore e passi un po’ di tempo fuori dal laboratorio con la tua famiglia.

-Sai una cosa? E’ un’ottima... – risponde il Dr. Von Doom, muovendo la mano per toccare quella della moglie. Ma tutto quello che avverte è freddo e metallico, e quando ritrae la mano può sentire il guanto attorno ad essa.

-Victor? Tutto a posto? – chiede Lucia.

Victor Von Doom osserva il proprio riflesso nel vetro del cilindro trasparente. Sotto il camice indossa un costume blu con una D sul petto, e sul suo volto c’è solo una cicatrice pressoché invisibile sulla guancia.

-Certamente. Tutto è come dovrebbe essere. Andate pure, vi raggiungo subito. – rassicura, dando un bacio sulla fronte a Lucia.

Li osserva uscire dal laboratorio, poi si volta nuovamente verso il cilindro. L’energia ha assunto la silhouette di una donna, che sta battendo i pugni contro il vetro nel tentativo di liberarsi.

-Tutto è come dovrebbe essere. – ripete Victor.

 

Castello Richards, Latveria

Maximus sta urlando, ma nessuno può sentire la sua voce. Una ragazza poco più che diciottenne lo sta osservando con estrema attenzione.

-E’ proprio necessario farlo soffrire? – chiede Franklin Richards.

-Forse no. Ma è quello che si merita chiunque tradisca la fiducia di Richards – risponde sua sorella Valeria, che come sempre indossa un’armatura estremamente simile a quella del padre.

Guarda dall’alto al basso il fratello, che a differenza di lei è in abiti civili.

-Sei stato forse sollevato dagli incarichi di palazzo? Dovresti vergognarti di farti vedere al castello senza armatura. Se nostro padre fosse qui...-

Proprio in quel momento le porte del laboratorio si aprono, lasciando entrare il Dottor Richards.

Sia Valeria che Kristoff si inginocchiano senza esitare. Il dittatore si avvicina a Maximus e lo scruta per diversi secondi prima di dire una sola parola.

-Franklin. Indossa l’armatura e preparati a partire in missione al mio...-

-Pfff- trattiene a malapena una risatina Valeria.

La microscopica interruzione è sufficiente perché Richards l’afferri per il collo e la sollevi con una mano sola.

-Ti ho forse PROGRAMMATA per INTERROMPERMI!? – sbraita il padre.

-Padre, mia sorella non intendeva certo mancarti di...

-Preparatevi ENTRAMBI alla missione. Richards desidera essere lasciato SOLO. – sentenzia il Dottor Richards, lasciando andare la figlia.

-Sarà fatto, padre. – risponde Fraklin, aiutando la sorella a riprendersi ed uscendo con lei dalla stanza.

Il Dottor Richards resta solo a contemplare la sofferenza di Maximus, di nuovo in silenzio.

-Hai intenzione di startene lì a lungo? – chiede il vecchio che è appena entrato nella stanza. Chiunque altro sarebbe punito per aver parlato senza permesso, ma a Latveria tutti sanno che Willie Lumpkin è il miglior confidente del Dottor Richards.

-I pensieri di Richards sono turbati, vecchio mio. Ricordo che Maximus mi ha tradito e che ora è un nemico dello stato... ma non ricordo esattamente in quale modo.-

-Potresti chiedere informazioni ai tuoi computer.-

-Non dovrebbe essere necessario. La memoria di Destino è perfetta.-

-Richards.-

-Come?-

-La memoria di Richards. Hai detto Destino.-

-Impossibile. Come potrei mai confondere...

Richards non finisce la frase. Sente nella sua anima che qualcosa non va. Si avvicina alla strumentazione ed appoggia la mano guantata su una leva, senza tirarla.

-Qualcosa non va?- chiede Willie, vedendo che l’amico esita.

-Questa macchina. Ricordo di averla già usata, ma non di averla inventata io.-

-Forse è stato uno dei tuoi figli? Franklin ha tutta la tua conoscenza scientifica, ed hai costruito Valeria perché avesse un’intelligenza straordinaria.-

-Forse.- risponde Richards, tirando la leva.

Il campo di energia che imprigiona Maximus svanisce. L’Inumano si ritrova a terra, ancora estremamente debole per le torture subite. La prima immagine che riesce a comprendere è quella di un uomo in armatura grigia che gli punta addosso un guanto metallico risplendente di energia, ed anche se il volto è scoperto ed il mantello è blu non può che reagire dicendo:

-Destino?-

In tutta risposta, l’armatura emette un colpo di pura energia cinetica che spezza una delle scapole di Maximus. L’Inumano grida di dolore, specialmente quando il Dottor Richards preme lo stivale metallico sull’osso rotto.

-Insultami pronunciando ancora quel nome e perderai l’uso di un altro arto. Ora mi dirai tutto quello che sai sul tuo tradimento, e se mentirai una sola volta a Richards testeremo quanto può sopravvivere un Inumano senza nemmeno un osso intatto.-

 

Four Dooms Plaza, New York City

E’ notte, ma Victor non riesce a dormire. Seduto sulla poltrona del proprio laboratorio, in camice bianco che copre il costume blu con una D disegnata sul petto, resta in silenzio ad osservare il cilindro trasparente dentro il quale ribollono energie sconosciute.

-Tutto è come dovrebbe essere. Ho una famiglia, rispetto, ammirazione. Pace. – rompe il silenzio.

L’energia continua ad agitarsi.

-Pace. – ripete, intrecciando le dita e sporgendosi in avanti per osservare il proprio volto riflesso sulla superficie del cilindro.

Ma quello che vede non è il riflesso di Victor Von Doom. E’ una maschera di metallo.

-Certo. Chiunque altro si sarebbe accontentato. – dice a se stesso, alzandosi in piedi e riducendo l’intensità del campo di contenimento.

Non più sotto stretto controllo, l’energia può prendere una forma riconoscibile come quella di una ragazza; l’unico dettaglio realmente visibile è una M impressa sul suo volto.

<Finalmente! Hai idea di quanto facesse male!?> dice lei attraverso il vetro.

-Credo che le presentazioni siano d’ordine, miss. E dato che si è introdotta senza permesso nella mia casa, credo che spetti a lei.-

<“Senza permesso”? E’ stata una TUA idea mettermi qui dentro!>

-Ne deduco che ci conosciamo, miss...?-

<Layla Miller. Sul serio non ti ricordi di me?>

-Temo proprio di no. Ma è logico pensare che tu sia all’origine di... – Victor si interrompe: nemmeno lui è sicuro di cosa gli sia successo.

<Non hai davvero idea di cosa hai combinato, vedo.>

-Lo ammetto senza problemi.

<Oh, wow, sì, le cose sono davvero strane se TU lo ammetti. Senti, disattiva la macchina che mi tiene prigioniera e ti spiegherò per filo e per segno cosa è successo, okay? So molte cose.>

-Non penso proprio, signorina Miller. Prima voglio sapere come è arrivata al Four Dooms Plaza.-

<Non l’ho fatto. Tutto è cominciato...>

 

Il giorno prima, Castello Destino

Layla Miller non si è ancora abituata a Latveria. Come ospite del sovrano non le viene fatto mancare nulla... la sua stanza è più lussuosa di un hotel a cinque stelle, e può contare su servitori sia umani che robotici per ogni suo capriccio... ma è pur sempre rinchiusa tra le opprimenti mura del castello, senza avere realmente nessuno con cui parlare.

E’ ancora piena notte quando viene svegliata da rumore della sua porta che viene tagliata in metà dalle lame di plasma della cyborg Lancer.

-Layla Miller, sei in arresto per alto tradimento.- la informa la donna, e prima che Layla possa reagire si ritrova a contorcersi dolorante per il taser che l’ha colpita.

L’ultima cosa che pensa prima di perdere i sensi è non aveva previsto nulla di tutto questo.

 

Il risveglio è ancora più estraniante. Si trova intrappolata all’interno di un cilindro trasparente, parte di un meccanismo troppo complesso per comprenderne lo scopo; come se non bastasse, i vestiti che indossava sono stati sostituiti da una divisa da prigioniera.

-Il soggetto è cosciente, Destino.- commenta l’uomo conosciuto con il nome di Pensatore Pazzo, intento ad analizzare il cilindro con uno strano sensore.

-Che è successo? Che è questa roba?- chiede Layla, guardandosi attorno ora che i suoi sensi iniziano a tornare a regime. C’è un secondo cilindro, all’interno del quale è stato intrappolato Maximus degli Inumani. Anche lui è in divisa da prigioniero, ma il suo arresto deve essere stato più traumatico considerati i lividi sul suo volto.

Il Dottor Destino le sta dando le spalle, intento a lavorare sulla strumentazione che controlla la complessa macchina di cui i cilindri sono solo un ingranaggio. Lancer è al suo fianco, intenta a fargli la guardia come se ne avesse bisogno.

-Cerchi di non stressarsi troppo, signorina Miller. Ora che il suo collegamento con le maree di causalità temporali è stato reciso, dovrà abituarsi a non essere più la persona meglio informata in qualunque situazione... uno status a cui, per fortuna dell’umanità, Destino non ha mai avuto bisogno di acclimatarsi.-

-Non ho davvero idea di cosa tu stia parlando.-

-I tuoi poteri sono stati bloccati.- traduce Lancer.

-Una spiegazione assai prosaica e riduttiva, Lancer, ma non inesatta. Di certo non posso pretendere che la signorina Miller capisca appieno, dato che non conosce neanche lei la fonte delle proprie abilità.-

-Stai scherzando, vero? Mi hai dato tu la conoscenza del futuro! [i]

-Avresti quindi dovuto prevedere che cercare di tradirmi sarebbe stato futile.- risponde Destino, voltandosi verso di lei ed avvicinandosi al cilindro.

-Destino ti ha dato tutto, ragazzina, in riconoscenza per aver giocato un ruolo nel riportarmi alla realtà dopo la mia battaglia contro la mia controparte del 2099. [ii] Ma Destino dà, e Destino toglie.-

-Siamo pronti ad attivare la macchina.- rivela il Pensatore Pazzo.

Destino fissa Layla negli occhi, e qualunque cosa gli volesse dire si congela nella sua gola.

-Procediamo. Sii grata, Layla Miller, che la tua disfatta si sia rivelata cruciale per l’apoteosi di Destino.- risponde cripticamente il tiranno, allontanandosi mentre la macchina inizia a ribollire di energie incomprensibili.

L’ultima cosa che Layla Miller vede, prima di perdere di nuovo i sensi, è il Dottor Destino che prende il proprio posto su un trono su cui si stanno riversando le energie estratte dai prigionieri.

 

Four Dooms Plaza, New York City

-Un momento.- interrompe il Dr. Von Doom.

<Tanto avevo finito: il primo ricordo successivo è l’inizio di questa conversazione.>

-Questo “Dottor Destino” con cui dici di aver parlato... sarei io? Dalla tua descrizione sembra più il Dottor Richards, ma non è possibile.-

<Su una cosa avevi ragione: non sono abituata ad essere quella che non sa molte cose. Non solo non ho idea di cosa Destino mi abbia fatto, ma non so perché era convinto che lo avessi tradito.>

-Se è anche solo lontanamente malvagio quanto il Dottor Richards, perché chiunque sceglierebbe liberamente di aiutarlo?-

<Ho dovuto farlo. Destino si era cancellato dalla realtà: la sua scomparsa stava sbilanciando l’equilibrio tra bene e male, dato che troppi grandi cattivi sono stati sconfitti in un lasso di tempo troppo breve.>

-Suppongo tu ti riferisca principalmente a Thanos, Ultron ed il Teschio Rosso.- [iii]

<Okay, se te lo ricordi anche tu forse non sono finita in una realtà parallela. Il problema è che c’è qualcosa che non va in Destino da quando è tornato... beh, anche più del solito.>

-In che senso?-

<Maximus aveva un piano per la conquista del mondo pronto a partire, ma di punto in bianco Destino ha fermato tutto dicendo che non era più interessato a conquistare il mondo. [iv] E poi ha perso altro tempo a combattere gente di un altro universo.> [v]

-Hai detto che anche Maximus era stato fatto prigioniero.-

<Per alto tradimento...almeno credo? Non è che tu sia stato molto chiaro in materia, doc... per quanto tu sia innamorato della tua voce, quando vuoi riesci a non dire niente.>

-Sta parlando per enigmi, signorina. Suggerisce che io abbia alterato la realtà?-

<So molte cose, doc, ma temo che tu abbia messo le mani su qualcosa di molto più grande di te.>

-E’ vero, sono coinvolte forze al di là dell’umana comprensione.- Victor annuisce, pensoso.

Poi Layla Miller può vedere qualcosa di normalmente nascosto da una maschera di ferro... le labbra di Victor Von Doom che si piegano in un mezzo sorriso.

-Dovrei avere una soluzione tra dieci o quindici minuti al massimo.-

 

Castello Richards, Latveria

L’adolescente Valeria ed il più vecchio Franklin osservano il padre: il volto del Dottor Richards è impassibile come sempre, ma ai loro occhi esperti il suo linguaggio corporeo suggerisce che al di sotto della sua inflessibilità sta ribollendo una rabbia crescente.

-Io sarei Von Doom? Se hai intenzioni suicide, Maximus, ci sono metodi assai meno dolorosi di porre fine alla tua vita.-

-E poi chiamano me “il pazzo”.- commenta sottovoce l’Inumano, ancora dolorante per le torture subite e per l’osso rotto; trovarsi in un angolo di fronte al Dottor Richards e ai suoi figli non aiuta certo le sue prospettive di vita, quindi si guarda bene da antagonizzarli.

-Suggerisci che mio padre abbia effettuato uno scambio mentale? – chiede Franklin.

-Niente di così banale.-

 

Il giorno prima, Castello Destino

Superare le difese interne del castello sarebbe un’impresa titanica per chiunque, ma anche se in molti hanno messo in discussione la sua sanità mentale nessuno ha mai argomentato che Maximus non sia un vero e proprio genio.

Una volta bypassati i sistemi di sicurezza si è intrufolato in uno degli infiniti laboratori, nello specifico uno in cui nessuno tranne Destino dovrebbe poter mettere piede.

I suoi occhi esperti riconoscono le funzioni di molti dei macchinari, anche se alcuni vanno ben oltre le sue aree di specializzazione. La sua attenzione viene catturata da un cilindro trasparente che contiene una massa concentrata di energia che ribolle in continuazione. Maximus è tra le poche persone sul pianeta ad averla studiata... proprio per conto di Destino.

-Sei ancora ossessionato da quell’universo, Destino?- si domanda Maximus.

-L’ossessione è la musa del genio.- risponde una voce inconfondibilmente alterata da una maschera di ferro. Maximus si volta di scatto: non ha nemmeno sentito Destino arrivare, ma è alle sue spalle.

-Se tu mi avessi permesso di rilasciare le Nebbie Terrigene modificate ora saresti il padrone del mondo, Destino. Perché perdere tempo a studiare il potere di Access?-

-Non “studiare”, Maximus. Replicare. Laddove Lex Luthor si è limitato a sfruttare le energie che abbiamo estratto da Access[vi], Destino si è spinto oltre: quella che vedi è una nuova forma di energia interdimensionale.-

-Ancora non spiega perché ti interessa tutto questo, Destino. Le mie Nebbie Terrigene trasformerebbero l’intera popolazione umana in un esercito di Inumani sotto il nostro controllo mentale, ma tu ti intestardisci a...- Maximus non prosegue la frase: Destino lo spinge con forza contro il cilindro, costringendolo a fissare l’energia.

-GUARDA, Maximus. Questa è una sfida: una nuova fonte di potere da sfruttare. Quello che tu vorresti consegnarmi sarebbe solamente un mondo!-

-Se tu non vuoi conquistare il pianeta lascia che sia io a farlo! Sarebbe così facile!-

-ESATTO!!!- sbraita Destino, colpendo con un pugno il cilindro fino a spaccarlo; la stanza si riempie di energia crepitante, ma la sua armatura si dimostra una difesa più che adeguata.

-Che cosa proverebbe conquistare il mondo? Destino è stato un dio, Maximus! Un DIO! Più di una volta! Questo pianeta non si merita di essere governato da me!-

-E allora che cosa vuoi!? Mi chiamano pazzo, ma io so ciò che voglio: essere il re degli Inumani! Ma tu, Destino? Che cosa vuoi veramente? Mi hai chiesto di essere il tuo consigliere, ma non posso consigliarti se nemmeno tu sai qual è il tuo scopo!-

-Layla Miller lo sa. Mi ha riportato in vita perché, secondo lei, troppe forze del male sono state sconfitte di recente e l’universo ha bisogno di un cattivo. E’ forse questo il mio ruolo, Maximus? Essere l’avversario, il nemico, l’ostacolo? No. Destino non si piega di fronte alla volontà di nessuno, nemmeno dell’universo.-

-Quindi cosa vorresti fare, diventare un buon samaritano?-

-Bah! Destino è sempre stato il più magnanimo ed altruista eroe di questo mondo.- commenta il Dottor Destino, allontanandosi da Maximus ed allungando una mano verso l’energia, che viene riassorbita dalla sua armatura.

-E’ arrivato il momento di giocare sporco.-

 

Oggi

Four Dooms Plaza, New York City

-Affascinante.- commenta il Dr. Von Doom, studiando le letture dello strumento che ha inventato e costruito in pochi minuti.

<Ti spiace spiegare anche a me?> chiede Layla Miller.

-Sembra che io abbia costruito una macchina alimentata da una copia delle energie interdimensionali di Access. Teorizzo che il tuo ruolo e quello di Maximus sia stato di focalizzare l’effetto di alterazione della realtà su un bersaglio specifico... una versione alternativa dei Quattro del Destino, quelli che tu chiami i Fantastici Quattro.-

<Ma non hai idea del perché.>

-Assolutamente no. Mi sembra un tale spreco... un uso assolutamente egoista di una simile invenzione.-

<Hmm. Ultimamente Destino continuava a parlare del suo ruolo a livello planetario o persino

cosmico... ma per quante arie si dia, la sua ossessione primaria resta Reed Richards.>

-Così come il Dottor Richards è ossessionato da provare di essermi superiore. Un’alterazione così mirata potrebbe... oh mio Dio. Credo di aver capito che cosa ho fatto.-

Alla luce di questa intuizione, l’allarme del Four Dooms Plaza scatta ed avverte gli abitanti di un’intrusione.

-E sospetto che lo abbia capito anche lui.-

 

Four Dooms Plaza, New York City

-Sta mentendo, padre! – protesta Valeria, preparandosi a rilasciare energia dalla propria armatura sufficiente a disintegrare Maximus.

-Avrei fuso la mia mente con quella di Destino? – chiede perplesso il Dottor Richards, facendo segno a Valeria di disattivare i propri sistemi offensivi.

-Molto di più. Access era in grado di fondere due esseri viventi in un unico amalgama; la tua macchina avrebbe dovuto limitarsi a fondere le vostre menti. Ti avevo avvertito di aver sottovalutato l’effetto... ed invece di ascoltarmi, mi hai accusato di tradimento!-

-Quale motivo avrebbe mai avuto mio padre per... per... – inizia a protestare Franklin, che però inizia a vacillare. Si appoggia al muro per non crollare a terra; la sua immagine viene distorta, e ben presto il ventenne in armatura viene sostituito da un bambino in abiti civili.

Subito dopo è Valeria ad essere colpita, quando l’androide diciottenne viene rimpiazzata da una bambina di quattro anni. Ed è solamente l’inizio, perché le mura del Castello Richards si trasformano in un moderno grattacielo newyorkese.

 

Four Freedoms Plaza

-Che razza di sviluppo rivoltante!- si lamenta Ben Grimm, tornato ad essere la Cosa; non ricorda nemmeno chi fosse fino a pochi secondi prima. Il disorientamento passa presto.

Può vedere la Torcia Umana e Lancer prepararsi ad una battaglia di fuoco e plasma. Lucia Von Bardas si ripara dietro il Terribile Androide del Pensatore Pazzo, mentre la Donna Invisibile ripara i propri figli Franklin e Valeria dietro un campo di forza.

E’ come svegliarsi da un brutto sogno: la Cosa sa di aver vissuto eventi di cui ha già dimenticato tutto ma che accelerano ancora il suo battito cardiaco.

-Che significa tutto questo!?- sbraita il Dottor Richards, ancora nella propria armatura.

-Padre?- dice Morgana Von Doom: la sua programmazione fatica a comprendere la situazione tanto quanto tutti i presenti... con una eccezione.

-Non esattamente.- le risponde il Dottor Von Doom, che indossa ancora l’uniforme dei Quattro del Destino. E che è a fianco di una ricostruita Layla Miller.

-Reed?- chiede Susan.

-Okay qualcuno vuole spiegarmi cosa accidenti sta succedendo!?- chiede la Torcia Umana.

-Le vostre vite sono state amalgamate da una macchina costruita dal Dottor Destino. Una volta liberata sono stata in grado di annullare la fusione.- spiega Layla Miller.

-E non ti sembra di aver dimenticato qualcosa!? – insiste Johnny Storm, indicando il Reed Richards che indossa ancora l’armatura.

-Le ho chiesto io di aspettare. Reed, non so quanto mantieni dei miei ricordi, ma devi aver realizzato anche tu perché hai costruito quella macchina.- dice Victor Von Doom.

-Richards aveva bisogno di una prospettiva. – risponde la sua controparte in armatura.

-Con il tempo ho realizzato che conquistare il mondo sarebbe stato una vittoria vuota se nessuno l’avesse apprezzato. Ma se Reed Richards avesse visto il mondo dal mio punto di vista, se mi avesse dato ragione... forse sarebbe valsa la pena governare la Terra, dopotutto.-

-Fallo tornare in sé, ragazzina: io un modo per fargli cambiare idea ce l’avrei! – commenta la Cosa mostrando il pugno che non vede l’ora di usare sulla faccia di Destino.

-No, Grimm, non potresti. Ascoltami, Reed, abbiamo di fronte due strade. Layla Miller può farci tornare come eravamo, e continueremo a combattere la nostra battaglia fino alla fine dei nostri giorni, oppure...-

-Oppure fondere le menti per un istante, come avrebbe dovuto fare la macchina, e Richards scoprirà che Destino ha sempre avuto ragione... o Destino vedrà la luce.- risponde la sua controparte.

-Questa è una pessima idea! Reed, Victor, non mi importa chi sei, non posso lasciartelo fare! – protesta la Donna Invisibile.

-Non dipende più da lei, signora. E’ il destino a decidere. – commenta Layla Miller, i cui occhi iniziano a brillare.

I corpi di Mister Fantastic e del Dottor Destino si scambiano di posto centinaia di volte al secondo quando entrambi si vedono passare davanti agli occhi la vita dell’altro.

 

 

Ricordo il volto di mia madre e le sue mani gelide.
Una vita spezzata dalla crudeltà degli uomini che temono ciò che non capiscono.
Capii subito che l’altruismo non è mai la soluzione.

Mio padre, un uomo semplice dal cuore spezzato dalla tragedia, sapeva che cosa sarei diventato.

Dopo aver perso l’unica persona che significasse qualcosa la sua vita è stata dedicata alla famiglia.

Ma io avrei fatto qualsiasi cosa per non dipendere dagli altri. La conoscenza non sarebbe stata sprecata per gli altri ma sarebbe stata potere...  non sarei mai diventato debole come mio padre.

Dovetti crescere in fretta. Mia madre uccisa dalla folla e mio padre dal gelo della montagna.

Sarei diventato freddo anche io.

Freddo come le mani di mia madre, freddo come l’ultimo respiro di mio padre. Freddo come il mondo, indistruttibile come il destino.

Valeria. Lei avrebbe scaldato il mio cuore. Ma non potevo essere così debole da aver bisogno di lei.

Richards. Così simile a me, se solo non fosse stato così egocentrico e così ingenuo.

Avrei dovuto pretendere che mi aiutasse nel mio esperimento.

Se non mi fossi limitato a dimostrare la mia indipendenza, avrei potuto salvare mia madre dalle grinfie dell’Inferno.

Rinacqui nel monastero. Divenni molto di più di Victor Von Doom, molto di più di un uomo.

Il Dottor Destino. La conquista del mondo sarebbe stata alla mia portata.

Ho liberato mia madre da Mefisto, il mio più grande trionfo ed orgoglio.

Sono stato il sovrano assoluto della Terra, più di una volta. Sono un re.

Sono stato un dio, più e più volte. Non c’è angolo del cosmo che non tremi al mio nome.

Perché non ti importa essere così visibilmente inferiore a me, Richards?

Perché nella tua semplicità riesci ad essere felice quando Destino è un’anima in pena?

Conquistare il potere ed il mondo non mi ha dato alcuna felicità; non riesco a colmare questo vuoto che mi sta divorando.

Distruggerti sarebbe altrettanto vuoto, Richards? E’ questo che cerchi di dirmi?

Non ti importa che io ti sia superiore. Sai che ci sono aree che ho conquistato dove tu non osi spingerti, e non accetterai mai che la mia indipendenza sia fonte di forza più della tua sopravvalutata famiglia.

Non sei mai stato geloso di me. Ora posso vederlo. Ho dedicato anni a distruggerti e non capisci nemmeno il perché.

Che cosa ho fatto?

 

Ricordo gli occhi di mia madre ed il suo caldo abbraccio.

Una vita spezzata da una malattia per cui non esisteva ancora una cura.

Capii subito che l’ignoranza non è mai la soluzione.

Mio padre, un uomo complesso dal cuore spezzato dalla tragedia, sapeva che cosa sarei diventato.

Dopo aver perso l’unica persona che significasse qualcosa la sua vita è stata dedicata alla scienza.

Ma io avrei fatto qualunque cosa per aiutare gli altri. La conoscenza non sarebbe mai stata fine a se stessa me per il bene dell’umanità... non sarei mai diventato distaccato come mio padre.

Dovetti crescere in fretta. Mia madre uccisa dal cancro e mio padre ossessionato dalla scienza.

Sarei diventato ossessionato anche io.

Dall’aiutare gli altri come mia madre, dalla curiosità come mio padre. Fantastico come il mondo.

Susan. Lei avrebbe scaldato il mio cuore. Non sarei mai stato abbastanza forte senza di lei.

Victor. Così simile a me, se solo non fosse stato così egocentrico e così ingenuo.

Avrei potuto offrirmi di aiutarlo nel suo esperimento.

Se non mi fossi limitato a mostrarmi più intelligente nel fargli notare i suoi errori di calcolo, gli avrei evitato così tanta sofferenza.

Rinacqui in quel volo spaziale. Divenni molto di più di Reed Richards, ma restai un uomo.

Mister Fantastic. I misteri della scienza sarebbero stati alla mia portata.

Ho due figli stupendi, il mio più grande trionfo ed orgoglio.

La mia famiglia ha salvato la Terra, più di una volta. Sono un eroe.

Ho sconfitto ed aiutato più di un dio. Non c’è angolo del cosmo che non rispetti il mio nome.

Perché essermi superiore è così importante per te, Victor?

Perché nella tua ossessione sei incapace di trovare la felicità senza causare sofferenza?

Fama, poteri e gloria non potrebbero darmi felicità senza la mia famiglia; sono loro che colmano di gioia il mio cuore.

E’ la gelosia che ti fa odiare, Victor? E’ questo che cerchi di dirmi?

Non mi importa che tu voglia essermi superiore. Ci sono aree che hai conquistato che a me non interessano, e non accetterai mai che la mia famiglia sia fonte di forza più della tua sopravvalutata indipendenza.

Non sono mai stato geloso di te. Ora puoi vederlo. Hai dedicato anni a distruggermi e ancora non capisco il perché.

Che cosa hai fatto, Victor?

 

 

 

 

-Che cosa ho fatto?- si domanda il Dottor Destino, tornato ormai pienamente nel proprio corpo e nella propria armatura.

-Padre! Se Richards ha OSATO farti del male... – si premura Morgana.

Destino alza una mano per indicarle di non avvicinarsi.

-Okay, ora ci siamo! E’ tempo di distruzione! – esclama la Cosa, preparandosi ad attaccare uno qualsiasi dei nemici ha di fronte.

Non è necessario. In rapida successione tutti quanti i luogotenenti di Destino, compresi i figli e Layla Miller, sono teleportati fuori dal Four Freedoms Plaza.

-Oppure no. Che succede, Gommolo?-

-Tutto a posto, Reed? – Susan chiede al marito, che sembra molto più pallido del normale.

-Solo un momentaneo disorientamento... per un attimo ho vissuto la sua vita. I ricordi stanno già evaporando ma... santo cielo, Victor... non avrei mai immaginato...-

-...quanta gente ha ucciso?- prova a completare la frase la Torcia Umana.

-No, quanto ha sofferto. Mi dispiace per... Victor? – chiede Reed.

Il Dottor Destino non apre bocca. Non lo guarda nemmeno, limitandosi a volgere lo sguardo verso la più vicina finestra che si affaccia a Manhattan.

-Non sei importante. Non lo sei mai stato. E ora il mio destino chiama.-

Con queste parole il Dottor Destino lascia il Four Freedoms Plaza e fin troppe domande.

-Che cosa... che cosa ha visto lui, Reed? – chiede Susan.

-Ha visto che non ho mai sabotato il suo esperimento. Credo abbia finalmente realizzato di non aver alcun motivo per odiare i Fantastici Quattro... e che il cielo ci aiuti.-

-Gommolo, dovresti fare i salti di gioia per una notizia del genere!!!-

-Ne sei sicuro, Ben? Da quando è diventato il Dottor Destino ha sempre avuto tre scopi nella vita... liberare la madre dall’Inferno, conquistare il mondo e vendicarsi di me. Ha realizzato il primo obiettivo anni fa [vii], ed ora ha perso ogni interesse per gli altri due.-

-Alla buon’ora! Un pazzoide in meno che vuole le nostre teste è una buona notizia, no?-

-Pensaci, Johnny: considerando quello di cui è capace, cercare di distruggere i Fantastici Quattro potrebbe essere la cosa meno pericolosa a cui Victor si sia mai dedicato. Qualunque sia il suo nuovo obiettivo... potrei aver appena creato un mostro peggiore del Dottor Destino.-

 

CONTINUA!

 

Note

Dopo una lunghissima pausa (scusate!) e dopo che Destino è stato uno dei cattivi principali dell’evento Crisi Segreta per celebrare il ventennale di Marvel IT, la serie inizia un nuovo corso.

Ospiti d’onore i Fantastici Quattro; per quanto riguarda la continuity della loro serie questa storia si svolge dopo il brevissimo ciclo di Mickey (Fantastici Quattro MIT #34/37) ma prima dell’attuale ciclo di storie di Carmelo Mobilia, che è iniziato nel numero 38 della loro serie.

E se vi state chiedendo perché gli FQ sono apparsi sul numero 24 e non sul numero normalmente celebrativo 25... non avete davvero idea di quanto stia per cambiare la serie!

 

 

 

 



[i] su Destino #18

 

[ii] come visto nella saga Breaking Doom, su Destino #13-18

 

[iii] sulle pagine di Vendicatori MIT

 

[iv] nell’ultimo numero.

 

[v] durante l’evento Crisi Segreta

 

[vi] sempre durante Crisi Segreta

 

[vii] nella stupenda graphic novel “Trionfo e Tormento”